Dalla caduta all'ascesa: Il Siracusa Calcio in serie C dopo 30 anni

 Il mio ricordo più appassionato del Siracusa Calcio è legato ai play-off giocati nel giugno del 1995. Il De Simone era stato dichiarato inadeguato, e così la partita di andata contro l’Avellino fu disputata allo stadio di Reggio Calabria.



Era l’estate del mio quarto anno di liceo, l’estate più bella e spensierata – a detta di molti – perché si è già abbastanza grandi per godersela senza l’ombra minacciosa delle incombenze che sarebbero sopraggiunte in quella successiva, come i test di ammissione all’università, il trasloco verso un’altra provincia o addirittura un’altra regione, le difficoltà legate alle immancabili nostalgie, alle numerose incognite…

11 giugno 1995. I tifosi siracusani si organizzano con treni e pullman per raggiungere la Calabria. Io sono più fortunato e privilegiato, perché sto comodamente seduto sui sedili posteriori di una Toyota Carina nuova di zecca guidata dal padre di Stefano, il mio inseparabile compagno di banco, di studi e di videogiochi in molti sabati piovosi, quando non hai neppure voglia di andare in Ortigia.

Ma torniamo alla partita dei play-off. Avellino e Siracusa si contendono l’accesso alla serie B. Lungo l’autostrada verso Messina vedo scorrere fuori dai finestrini il profilo di Catania, le pendici dell’Etna che si fanno sempre più vicine, la rupe su cui svetta Taormina, il litorale ionico lungo il quale corre la ferrovia. Poi arriviamo all’imbarco per i traghetti, dove si forma un ingorgo azzurro. Scendiamo dalla macchina per sgranchirci le gambe. Lo sbalzo termico tra l’aria condizionata dell’abitacolo e il tepore dei 27 gradi è notevole. Il traghetto aggiunge altro calore, che sale dal suo ventre, dai 5000 cavalli dei potenti motori. L’aria  asfissiante della stiva viene dissipata soltanto dalla brezza che respiriamo non appena raggiungiamo il ponte. Ci sono siracusani dappertutto: facce nuove e facce conosciute. L’aria vibra di nervosismo ed eccitazione. Mi viene in mente l’immagine di Walter Zenga che mastica un chewing gum mentre è ripreso in primo piano in mondovisione durante la semifinale di Italia-Argentina. Lui, nel mio immaginario di adolescente assillato dai compiti in classe di latino e analisi matematica, è la personificazione della tensione positiva, quella che non ti paralizza anche se hai paura, ma che anzi ti dà carica. Zenga è stato l’idolo di molti giovani della mia generazione, specie tra coloro che amavano giocare tra i pali, un campione indiscusso dell’Inter e della Nazionale. Riempie il cuore – lui così milanese tanto amabile e simpatico – vederlo attaccato al Sud e alla Sicilia, e sembra quasi incredibile che oggi si unisca alle celebrazioni per la vittoria del Siracusa Calcio, recentemente promosso in serie C.

Ma sto divagando. Torniamo ai play-off del 95.

La traversata è breve – come sempre, quando ci si lascia alle spalle la Sicilia. A Villa San Giovanni le auto si rimettono in marcia e arriviamo ben presto al parcheggio del Granillo. La maggior parte della gente si accoda per l’accesso in curva ospiti, ma il padre di Stefano ci offre generosamente una comoda poltroncina in tribuna.

Non sono mai stato un esperto di calcio, ma di certo i miei compagni di classe dalle simpatie più accese per il Siracusa non facevano altro che parlare di Scaringella, questo centrocampista un po’ attempato ma dal piede e dalla visione di gioco ancora generosi. E fu così che Scaringella, quel giorno, segnò, e il suo gol fu seguito da quello di un altro giocatore che sentivo nominare spesso: Pasquale Logarzo. Siracusa 2, Avellino 0. L’andata di andata dei play-off si era concretizzata in una vittoria. I cinquemila tifosi siracusani esplosero di gioia, sentendosi la promozione già in tasca. E la promozione sarebbe pure arrivata, se solo i debiti e la disastrosa  situazione finanziaria della società non avessero pochi mesi dopo determinato la radiazione dai campionati professionistici. Dall’apice appena raggiunto, la caduta fu rovinosa e durissima.



In buona sostanza, facendo un salto temporale da quei ricordi a oggi, ci sono voluti trent’anni per risalire tutta la china e approdare nuovamente alla serie C ripartendo dai campionati dilettantistici. Come si suol dire, il Siracusa Calcio ha dovuto fare di nuovo la gavetta. Speriamo che ora, raggiunta la serie C, il sogno non si interrompa e che la squadra cominci a rappresentare quella crescita in notorietà che ha investito l’immagine di Siracusa negli ultimi anni, malgrado siano in tanti, e in particolar modo i politici e gli amministratori locali, a rischiare l'autogol pur di esibirsi in dribbling senza senso. Forza Leoni!


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