Scrittori in fuga - Mattia Grigolo - Germania

 "Scrittori in fuga" giunge alla quarta puntata e torna nella romantica Mitteleuropa (c'eravamo stati durante la seconda puntata) con Mattia Grigolo, artista che si occupa di scrittura e fotografia. Ha esordito con un breve noir sperimentale nel 2022. Nello stesso anno vince il premio Zeno partecipando con due racconti, che confluiranno l'anno successivo in una raccolta più ampia e corposa edita da Terrarossa. Nel 2024 esce un nuovo romanzo che si colora ancora una volta di tonalità noir.

In quale paese risiedi attualmente e da quanto tempo vivi lì?

Vivo a Berlino da 11 anni.

Perché hai deciso di trasferirti?

Perché il peso che mi provocava vivere a Milano mi stava frantumando. Anche ciò che ero diventato mi uccideva. Dovevo andarmene da me, ma portandomi addosso come uno zaino. E poi svuotarmi.

Cosa ti manca dell'Italia?

Alcuni luoghi, alcune persone, parte di quello che sono è ancora lì. Quindi ero qualcosa, sono qualcosa, dimidiato e tenuto insieme da un elastico.

Cosa invece non ti manca affatto?

Alcuni luoghi, alcune persone.

Di cosa parlano i due libri più recenti che hai pubblicato in Italia?

Il meno recente tra gli ultimi due s’intitola Temevo dicessi l’amore, uscito per Terrarossa Edizioni. È una raccolta di racconti in cui un personaggio ricorrente, di nome Ofelia, percorre diversi piani temporali lungo l’intero arco della sua vita. Temevo dicessi l’amore parla di fantasmi, dei ritornati, ma non nell’accezione fantastica del termine. È più qualcosa, qualcuno, che ci portiamo dietro, dentro, anche dopo che quel qualcosa, qualcuno, ha smesso di esistere.

Quest’anno è uscito Gente alla Buona, romanzo edito da Fandango. Racconta il mio paese di origine attraverso le vicende legate a due generazioni di padri e dei rispettivi figli. Qualcuno lo ha chiamato un noir, qualcun altro ha detto che un noir non lo è affatto. Succede qualcosa di tragico e i personaggi si portano addosso il trauma, cercando di esorcizzare. Ma il paese è molto di più che un luogo vuoto che riesce a guardare oltre i muri, oltre i corpi.

In che modo la tua esperienza di vita all'estero ha influenzato la tua scrittura?

La distanza. Ho maturato questa convinzione. Più sono distante dall’Italia e più riesco a scrivere. Berlino mi ha cambiato, ha rivoltato la mia vita. È stata la decisione più importante e la migliore che io abbia mai fatto. 

Ci sono temi specifici legati alla tua esperienza di espatriato che ami esplorare nei tuoi lavori?

Ho un problema con i ricordi. O quantomeno ho un problema con i ricordi legati all’Italia, che sono i più lontani temporalmente e anagraficamente. Invece della mia esperienza di espatriato ricordo quasi tutto. Ci sarà un motivo. Nell’ultimo libro, seppur ambientato nella provincia italiana, ho esplorato, per l’appunto, il tema della distanza: andarsene e scappare sono due accezioni differenti dell’allontanarsi. Ci sono un mucchio di cose da dire, da raccontare.

Quali sono le principali sfide che hai affrontato come scrittore italiano all'estero?

Mi dispiace banalizzare tornando sempre lì: ma la distanza è forse la sfida maggiore per uno scrittore italiano all’estero. I tuoi contatti con l’editoria, con il lettore, con la stampa, sono più difficili quando vivi a centinaia di chilometri di distanza. Niente di drammatico, sia chiaro. Viviamo in un mondo che è una saetta.

Quali sfide hai incontrato nel promuovere i tuoi libri nel mercato italiano mentre vivi all'estero?

Non molte, forse solo che i tour di presentazione sono un massacro, dato che vivendo all’estero, devo concentrarli in una settimana (una presentazione al giorno, una città diversa ogni giorno), ma ha anche i suoi lati positivi, anche se ora non li ricordo.

Hai riscontrato resistenze da parte degli editori italiani a causa della tua residenza all'estero?

Mai.

Puoi parlarci di alcuni dei tuoi progetti attuali o futuri?

Sto scrivendo un nuovo romanzo, ma la sto prendendo con calma, non voglio correre. Non ne ho motivo e voglio far del bene alla mia narrativa. Lento lento, pesando ogni cosa. A Berlino ho fondato Le Balene Possono Volare, un hub creativo per italiani in Germania. Le Balene sono un progetto passato, attuale e futuro. Sono il mio progetto.

Pensi di tornare a vivere in Italia o di trasferirti in un altro paese in futuro?

La vita è buffa, non so cosa sarà di me, tutto può accadere eccetera eccetera. Ma no, non sto pensando di tornare a vivere in Italia, non nell’immediato. Sicuramente voglio morirci. In un altro paese chissà, magari un giorno.

C’è  una citazione tratta da un tuo libro che vorresti condividere con noi per chiudere questa intervista?

Sì, questa: sorridiamo delle cose che non riusciamo a lasciare andare, perché, in fondo, sono i fantasmi a tenerci attaccati alla vita e a determinare cosa saremo.

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LINK UTILI

Le Balene Possono Volare

Profilo Instagram di Mattia Grigolo (da cui abbiamo tratto le foto)

Pagina ufficiale (con racconti e interviste) di Mattia Grigolo

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