Scrittori in fuga - Maddalena Fingerle - Germania

La seconda puntata di "Scrittori in fuga" ospita Maddalena Fingerle, nata a Bolzano. Nel 2021 il suo pluripremiato esordio Lingua Madre le fa vincere il Premio Italo Calvino, il Premio Comisso under 35, il Premio Flaiano under 35, il Premio Città di Girifalco, il Premio Fondazione Megamark e il Premio POP. Oltre a scrivere romanzi, si dedica alla ricerca universitaria.

In quale paese risiedi attualmente e da quanto tempo vivi lì?

Vivo in Germania, a un’ora da Monaco. Abito qui in campagna da circa tre anni, prima ero a Monaco che mi manca molto.

Perché hai deciso di trasferirti?

Per studiare germanistica, mi sono trasferita a diciott’anni.

Di cosa parlano i due libri più recenti che hai pubblicato in Italia?

Lingua madre, il mio esordio, parla di un ragazzo bolzanino ossessionato dalle parole, mentre Pudore racconta la storia di Gaia, una ragazza che è stata lasciata e per ritrovare la sua ex modifica l’aspetto fisico e l’appartamento in cui vive a sua immagine e somiglianza.

In che modo la tua esperienza di vita all'estero ha influenzato la tua scrittura?

Credo mi abbia dato un distanza maggiore sulle cose e sulla lingua.

Ci sono temi specifici legati alla tua esperienza di espatriata che ami esplorare nei tuoi lavori?

Quello che più mi affascina è l’arricchimento linguistico di quando si impara una lingua nuova e si vive in un paese in cui non si parla la propria lingua. Io ho iniziato a sentire cose nell’italiano che prima non sentivo.

Quali sono le principali sfide che hai affrontato come scrittrice italiana all'estero?

Restare dentro al linguaggio mentre scrivevo, mentre fuori dal testo si parla tedesco – questo è stato lo sforzo maggiore, credo, ma pure il più bello, forse.

Quali sfide hai incontrato nel promuovere i tuoi libri nel mercato italiano mentre vivi all'estero?

Viaggiare per fare presentazioni è meno comodo o facile vivendo qui.

Hai riscontrato resistenze da parte degli editori italiani a causa della tua residenza all'estero? Se sì, come hai affrontato queste difficoltà?

No, non credo sia mai stato un problema.

Puoi parlarci di alcuni dei tuoi progetti attuali o futuri?

Dal punto di vista accademico sto lavorando sul tema della voce nel senso di emissione vocale. Come sempre mi accade mi viene voglia di scrivere anche qualcosa di fittizio sul tema su cui faccio ricerca, ma non ho fretta e ci sto ancora ragionando.

Pensi di tornare a vivere in Italia o di trasferirti in un altro paese in futuro?

Non credo, ma non si sa mai.

C’è una citazione tratta da un tuo libro che vorresti condividere con noi per chiudere questa intervista?

Difficile autocitarsi. Scelgo questa perché compare il pudore del titolo:

“Mi chiede se credo in Dio. Gli dico che non c’è nulla di più intimo della fede, che se vuole parliamo della mia regolarità intestinale o delle mie fantasie erotiche, ma di Dio no. In realtà sto bluffando e sono sollevata che Emilio non abbia abboccato. Secondo lui dobbiamo parlare del pudore. L’unica cosa che mi viene in mente è quella sorta di rispetto che mi impedisce di imitare un accento che non è mio. Emilio, che vuole parlare di sessualità, di seduzione, della mia educazione, dei miei genitori, non capisce che è fuori strada. Insisto sulla questione dell’accento, lui sembra esasperato e mi chiede come mi sentirei a essere spudorata e a imitare il salentino. Io non sono scema e so perfettamente che in realtà sta parlando di sessualità, di seduzione, della mia educazione, dei miei genitori, ma sto al gioco e gli dico che mi sentirei libera. Emilio trova questa cazzata molto interessante e tutto scodinzolante mi chiede se non mi sento libera. A me i giochetti psicologici infastidiscono e quindi non rispondo.”

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LINK UTILI

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