Nudità

kouros discobolos

 Qualche giorno fa a lezione, mentre introducevo dei concetti di comunicazione visiva, per spiegare le diverse connotazioni prodotte da elementi simmetrici e asimmetrici, ho mostrato alcune foto di statue greche. Il Kouros è un esempio di compostezza e staticità che riflettono i valori di un popolo guerriero: è perfettamente simmetrico (fatta eccezione per un piede appena più avanti dell’altro), ordinato, solidamente ancorato al terreno. Al contrario, il Discobolo riflette, nella sua plasticità e nella sua asimmetria, uno slancio che suggerisce movimento, dinamismo, progressione.

La cosa che mi ha lasciato perplesso sono state le facce degli studenti, tutti maggiorenni e vaccinati, nelle quali ho colto un lieve imbarazzo. Poi ho capito: non solo non erano abituati alla rappresentazione della bellezza classica, ma non erano nemmeno abituati a vedere la nudità fine a sé stessa. Nell’era della pornografia dozzinale e a buon mercato, facilmente reperibile, spesso persino imposta anche agli occhi di chi non la cerca attivamente, la nudità slegata dal sesso è quasi inconcepibile o per lo meno molto strana. Un fallo di pietra non eretto o un gluteo sporgente per il solo scopo di lanciare un disco non hanno senso, sono buffi, sembrano ormai fuori contesto, come il latte nelle mammelle di una mucca agli occhi di un bambino che non ha mai messo piede fuori da una città e giurerebbe che il latte si trova solo sugli scaffali del supermercato. Allo stesso modo, mi sembra che le nuove generazioni vedano il corpo sempre più come un semplice mezzo per appagare una pulsione e non come un possibile oggetto di ammirazione estetica.

Commenti