C’era questa conferenza internazionale, con accademici provenienti dai cinque continenti, che dopo la sessione formale nelle aule del centro congressi potevano concedersi un bel momento di relax sull’ampia veranda degli alloggi universitari destinati agli ospiti. Si trattava di un Paese musulmano – molto moderato, devo ammettere – ed era inizio estate. L’elasticità di chi ci ospitava e gli usi della maggioranza degli invitati rendevano quasi normale che si servissero vino e birra durante il buffet. L’atmosfera era gradevole e le chiacchiere sono andate avanti per tutta la serata, mentre uno a uno ci si congedava per prepararsi alla sessione dell’indomani, fino a quando sono rimasti in veranda solo i docenti e i ricercatori più maturi.
Un sociologo di una università inglese dice, a un certo punto, che ha due bottiglie di superalcolici, perché quando viaggia ne infila sempre un paio nel bagaglio da imbarcare in stiva, ben avvolte tra gli indumenti per salvaguardarle dai colpi. È tanto generoso da offrirle ai presenti. Quella sera, in particolare, aveva un rum Bacardi e una vodka di qualche marca famosa a me sconosciuta.
Un giovane dottorando turco, seguendo l’esempio dell’anziano docente, si premura subito a tirare fuori un Johnnie Walker, ed è proprio a in quel momento che un professore Vancouver mostra con orgoglio l’etichetta di un whisky canadese che ha acquistato al duty free quella stessa mattina. Il sociologo inglese, con gli occhi luccicanti, propone allora di fare uno studio comparativo, mentre il canadese si lancia subito in una lezione di degustazione, spiegando che il whisky canadese deve il proprio tipico sapore all’aggiunta di segale.
Ora, se c’è una cosa misera, anzi miserrima, sono i professori che citano Deridda e Foucault mentre si fanno una bevuta. È come se non si rilassassero, come se non fossero in grado di uscire dal personaggio e di lasciarlo per una serata chiuso dentro l’aula in cui si tengono le lezioni. Parlate di meteorologia, di sport, di biliardo, di vacanze, ma non parlate di Decostruzionismo.
Il drink sta per trasformarsi in una gara di citazioni ma quando viene il mio turno provo a riportarli sul pianeta terra. Prima faccio mente locale per accertarmi che non ci sia nessun statunitense tra i presenti, e poi dico: “Don’t ruin my whisky with your ice: I’m not a bloody American” (Non rovinate il mio whisky col vostro ghiaccio: non sono un dannato americano”).
Il sociologo britannico aggrotta la fronte, incapace di individuare l’autore da me citato, e chiede di chi si tratti.
“Higgins” rispondo.
“Higgins?”
“Sì, Higgins. Quello che fa la parte dell’inglese nel telefilm americano Magnum PI.”
Commenti
Posta un commento